Fino a una manciata di mesi fa, WeTransfer era sinonimo di semplicità, velocità e affidabilità nel trasferimento di file di grandi dimensioni. Con un’interfaccia minimalista, gratuita nella sua versione base e accessibile senza registrazione, la piattaforma olandese era diventata lo strumento preferito da creativi, freelance, team distribuiti e agenzie in tutto il mondo. La situazione è però cambiata radicalmente dopo l’acquisizione da parte di Bending Spoons, la tech company italiana nota per la sua rapida crescita e l’espansione aggressiva nel mondo delle app mobili.
In questo articolo cerco di raccontare in maniera semplice e chiara come e perché WeTransfer ha perso popolarità, quali sono stati gli errori strategici post-acquisizione e quali alternative stanno emergendo nel mercato.
Sì, perché WeTransfer non era un’app qualsiasi, ma la leader assoluta del suo settore, al punto tale da averlo quasi monopolizzato. Ma questo, prima dell’arrivo di Bending Spoons.
L’acquisizione: promesse e aspettative
Nel 2023, l’annuncio dell’acquisizione di WeTransfer da parte di Bending Spoons ha attirato l’attenzione dei media europei. La società milanese, già nota per app come Splice, Remini e 30 Day Fitness, aveva dichiarato l’intenzione di “rivoluzionare l’esperienza dell’utente nel trasferimento di file”, integrando nuove funzionalità intelligenti e una maggiore attenzione alla monetizzazione (😏).
L’obiettivo, almeno sulla carta, era ambizioso: trasformare WeTransfer da semplice utility online in un ecosistema creativo completo, con strumenti per la collaborazione, la modifica dei file e l’integrazione cloud. Ma certe cose è più facile dichiararle che realizzarle e la transizione non è andata esattamente come previsto.
Le prime crepe: una nuova interfaccia poco amata
Uno dei primi segnali di malcontento è arrivato con il redesign della piattaforma, lanciato qualche mese dopo l’acquisizione - quindi, forse troppo precipitosamente. Gli utenti, abituati all’essenzialità che aveva sempre contraddistinto WeTransfer, si sono trovati di fronte a un’interfaccia più pesante, con notifiche insistenti per aggiornare alla versione Pro, animazioni non disattivabili, e una gestione dei file meno intuitiva.
Numerose recensioni su Trustpilot, Reddit e forum di settore hanno iniziato a segnalare problemi come:
- File bloccati in upload o download interrotti senza motivo apparente.
- Aumento della pubblicità anche per utenti loggati, con promozioni interne alle altre app di Bending Spoons.
- Limitazioni non comunicate chiaramente (es. riduzione temporanea della dimensione massima dei file per gli utenti free).
La spinta verso l’abbonamento: più aggressiva, meno efficace
Uno dei cambiamenti più significativi è stata la nuova strategia di monetizzazione forzata: dove prima l’utente poteva inviare gratuitamente file fino a 2 GB senza ostacoli, ora l’account gratuito è diventato limitante in termini di:
- Durata dei file online (ridotta da 7 a 3 giorni).
- Notifiche push e reminder eccessivi a favore dell’upgrade.
- Rimozione silenziosa di file inattivi prima della scadenza annunciata.
Il risultato? Un aumento degli utenti che hanno cercato alternative, spesso gratuite e open source, come Smash, Filemail, Send Anywhere o persino l’uso condiviso di spazi Google Drive e Dropbox temporanei.
I problemi di privacy percepita e data harvesting
Un altro elemento che ha generato polemiche è stato l’aggiornamento della privacy policy, che ha fatto scattare l’allarme nella comunità tech. In particolare:
- Il tracciamento dei dati utente a fini analitici è aumentato in modo sensibile.
- Alcune sessioni includevano pixel di tracciamento cross-app, ereditati dalle logiche di monetizzazione di Bending Spoons nel mondo mobile.
- I contenuti trasferiti non sono più percepiti come “transitori”, ma come parte di un ecosistema più ampio potenzialmente soggetto a profilazione.
WeTransfer era percepito come uno “strumento neutrale”; ora viene visto da molti come una piattaforma commerciale opaca.
Il contraccolpo nel mondo creativo
Il mondo della creatività – fotografi, musicisti, videomaker – è stato storicamente il cuore della fanbase di WeTransfer. L’introduzione di feature non richieste e la perdita di fluidità nell’esperienza utente hanno avuto un effetto devastante sulla fiducia:
- Alcuni studi hanno riportato il 30–40% di abbandono nel primo anno post-acquisizione.
- Festival internazionali e agenzie creative hanno rimosso WeTransfer dai loro strumenti consigliati.
- La community di Behance e Dribbble ha più volte espresso il proprio dissenso, favorendo link a servizi alternativi.
Il confronto con le alternative
A seguito del declino di WeTransfer, sono emerse (o riemerse) piattaforme che hanno guadagnato terreno:
Servizio |
Limite gratuito |
Punti di forza |
Smash |
Illimitato (soft limit) |
Nessuna registrazione, zero pubblicità |
Filemail |
5 GB |
Tracciamento download, maggiore controllo |
Send Anywhere |
10 GB |
App mobile efficace, link diretti |
SwissTransfer |
50 GB |
Privacy svizzera, senza account |
Molti utenti hanno preferito soluzioni decentralizzate o temporanee via cloud, come l’invio tramite link di Google Drive protetti da password o cartelle Nextcloud personali.
Un caso da manuale di brand dilution
Il caso WeTransfer è emblematico per chi si occupa di tech e marketing: dimostra come un’acquisizione può minare l’identità di un brand se non gestita con attenzione alla user base.
Bending Spoons ha probabilmente sovrastimato il valore economico del brand rispetto al suo valore percepito. L’errore non è stato tanto l’innovazione (legittima), ma la perdita della semplicità, della fiducia e della trasparenza che erano le vere ragioni del lungo successo di WeTransfer.
Per riconquistare la fiducia degli utenti, non basteranno nuove funzioni: servirà un ritorno alle origini, una comunicazione più autentica, e soprattutto l’umiltà di ascoltare chi la piattaforma la usava ogni giorno, senza bisogno di filtri o IA predittiva.
Ammesso che non sia ormai troppo tardi.