Nella politica di oggi le tecnologie digitali e le strategie di comunicazione online non sono più solo semplici strumenti, ma vere e proprie armi che possono definire il successo o il fallimento di una campagna elettorale. I due attuali candidati alla presidenza degli Stati Uniti ci mostrano due esempi emblematici di come l'uso delle tecnologie possa essere interpretato in maniera completamente diversa, bencgé lo scopo sia identico: raggiungere, (dis)informare e mobilitare l'elettorato.
Il team di Donald Trump ha saputo sfruttare i canali digitali fin dalla prima campagna elettorale nel 2016, utilizzando i maggiori social media - in particolare Twitter - come piattaforme per comunicare direttamente con i sostenitori, ma soprattutto per stanare profili potenzialmente sensibili ai contenuti del programma elettorale repubblicano. La strategia di Trump si è basata completamente su una comunicazione diretta, informale e spesso sleale, che ha attratto fortemente anche l'attenzione dei media, generando una cassa di risonanza anche in ambienti che mai si sarebbero occupati di argomenti così politically incorrect.
Questo tipo di approccio fa leva sulla capacità di generare messaggi virali, sfruttando algoritmi dei social media che premiano il contenuto emozionale e divisivo. I post di questo tipo generano migliaia di interazioni in pochi minuti, amplificandone ulteriormente la visibilità e incrementando la capacità di penetrazione nelle bolle di filtraggio dei singoli profili. In questo senso, un grande sforzo viene messo in campo anche per identificare e colpire gli elettori indecisi, personalizzando i messaggi per massimizzare il loro impatto.
Kamala Harris, ha adottato invece un approccio diverso ma altrettanto efficace, puntando su una comunicazione più inclusiva e interattiva. La sua campagna ha utilizzato piattaforme come Instagram e YouTube per connettersi con un pubblico più giovane e diversificato, spesso attraverso video informativi e dirette live che affrontano temi cruciali come la giustizia sociale, il cambiamento climatico e la riforma sanitaria.
La strategia tecnologica di Harris è caratterizzata dall'uso di strumenti digitali per favorire il coinvolgimento della comunità. La sua campagna utilizza app per il voto, chatbot per rispondere alle domande degli elettori e piattaforme di mobilitazione online per organizzare eventi virtuali e raccogliere fondi. Questo approccio mira a costruire un movimento dal basso, coinvolgendo e attivando le persone attraverso un dialogo continuo e aperto.
Da almeno 20 anni la rete gioca un ruolo centrale nella nostra vita quotidiana, le campagne elettorali di Trump e Harris rappresentano due visioni differenti di come le stesse tecnologie possono essere utilizzate per influenzare l'opinione pubblica e, di conseguenza, i comportamenti di voto. Questa sorta di guerra tecnologica non riguarda solo chi vincerà le elezioni, ma anche quale visione del futuro digitale prevarrà. Da qui alla fine della lunga campagna elettorale che ci aspetta, assisteremo ad una battaglia all'ultimo sangue: tra l'uso della tecnologia per dividere e creare clamore e quello per unire e costruire un dialogo costruttivo.