Mi sono imbattuto per caso in un post molto interessante, che dovete per forza leggere prima di proseguire:

Trovo questo post cinicamente lucido nel descrivere che cos’è oggi la Rete e che cosa molti di noi pensavano sarebbe stata negli ormai lontanissimi anni 90.
Ame Elliott riflette sulla trasformazione della visione utopica del cyberspazio di quegli anni rappresentata dal "Cyberspace Independence Declaration" di John Perry Barlow, mettendola a confronto con la realtà concreta e spesso monopolizzata dell'Internet delle Cose (IoT) odierna.

Barlow immaginava un cyberspazio libero dalle leggi governative, un luogo di libertà e innovazione, ma la realtà si è evoluta diversamente, con il potere che è passato dalle mani dei governi a quelle delle grandi corporazioni tecnologiche.
Elliott critica la visione originale di Barlow, sottolineando che le promesse di libertà e autonomia non sono state mantenute e che il controllo è stato dirottato dalle corporazioni che ora dettano le regole di Internet. Questo ha portato ai problemi di privacy, sicurezza e governance che non erano previsti nella visione idealistica degli anni 90, ma che noi oggi conosciamo fin troppo bene.
Per affrontare queste sfide, Elliott propone un approccio che integri le politiche direttamente nelle interfacce utente, rendendo i principi etici e politici parte integrante della progettazione tecnologica. Questo potrebbe significare sviluppare tecnologie che rispettino i diritti degli utenti, promuovano la trasparenza e siano progettate pensando alla sostenibilità e alla responsabilità.
Inoltre, Elliott suggerisce la creazione di organizzazioni resilienti con nuove strutture di governance che possano adattarsi alle sfide mutevoli dell'IoT. Queste organizzazioni dovrebbero essere in grado di rispondere rapidamente ai cambiamenti e alle minacce, promuovendo un Internet più equo e sicuro.
La speranza non è del tutto perduta, ma ci vuole un drastico cambio di prospettiva, soprattutto da parte delle nuove generazioni, che farebbero meglio a trasformarsi dagli attuali consumatori passivi che sono ad attori protagonisti di una nuova forma di riorganizzazione del potere e, necessariamente, di lotta contro l’attuale sistema.
Ma questo, ça va sans dire, non riguarda semplicemente una nuova Rete, ma una nuova visione attiva del mondo e sfocia quindi nel terreno minato e limaccioso della politica.