Nella vita di tutti i giorni i convenevoli si sprecano, lo sappiamo benissimo. Su LinedIn succede più o meno la stessa cosa: ci sono messaggi che arrivano come una stretta di mano – sinceri, puntuali, efficaci – e poi ci sono quelli che arrivano tutti uguali, a centinaia, nello stesso giorno — e che sembrano scritti da un robot.
La differenza tra questi due tipi di messaggio, su LinkedIn e nel mondo digitale in genere, sta tutta lì: nella capacità di mantenere umano ciò che è automatizzato.
Oggi LinkedIn è la piattaforma professionale per eccellenza, che vi piaccia o meno. Ogni giorno notifica anniversari di carriera, nuovi incarichi, promozioni, pubblicazioni, traguardi aziendali. Occasioni perfette per rafforzare relazioni, ricordare la propria presenza, generare nuove opportunità di business.
Ma se i contatti sono centinaia — o migliaia — è realistico pensare di scrivere a tutti, uno per uno?
La risposta è: sì, ma con metodo.
L’automazione su LinkedIn: un aiuto, non un sostituto
Negli ultimi anni sono nati diversi strumenti in grado di automatizzare la messaggistica su LinkedIn: veri e propri “assistenti digitali” che leggono gli eventi del network e inviano automaticamente messaggi di congratulazioni, ringraziamenti o follow-up.
Tra i più noti ci sono:
- Linked Helper, che consente di creare sequenze personalizzate con variabili (nome, azienda, ruolo) e programmare l’invio automatico di messaggi;
- Expandi, soluzione cloud pensata per gestire outreach e follow-up con un ritmo naturale, rispettando i limiti imposti da LinkedIn;
- PhantomBuster, che offre “phantoms” specifici come LinkedIn Message Sender per automatizzare le comunicazioni a liste di contatti predefinite;
- Snov.io, che integra LinkedIn con email marketing e CRM, permettendo di costruire veri e propri flussi relazionali.
Strumenti come questi possono risparmiare ore di lavoro e mantenere viva la relazione con il proprio network, ma solo se usati con intelligenza – non artificiale.
Quando l’automazione diventa un problema
LinkedIn non vede di buon occhio l’uso massivo di automazioni.
Nelle sue policy ufficiali specifica chiaramente che non sono ammessi software che automatizzano, estraggono dati o simulano interazioni.
In pratica, se un account invia decine di messaggi uguali nel giro di pochi minuti, viene facilmente rilevato come “bot” e può subire sospensioni temporanee o limitazioni permanenti.
Il problema non è tanto cosa fai, ma come lo fai.
Un flusso di 10-15 messaggi al giorno, personalizzati e distribuiti in orari realistici, difficilmente crea problemi.
Un invio di massa di 500 congratulazioni identiche in un’ora, invece, rovina la reputazione digitale molto più di quanto non la rafforzi.
Umanizzare l’automazione
Il segreto, come sempre, è trovare il giusto equilibrio.
Ecco alcune buone pratiche per usare l’automazione senza trasformare il proprio profilo in un call center virtuale:
- Personalizza davvero. Ogni messaggio dovrebbe contenere almeno il nome del destinatario e il riferimento all’occasione (“Ciao Marco, complimenti per il tuo nuovo ruolo in Acme Srl”).Evita frasi generiche e impersonali.
- Segmenta le occasioni. Congratulazioni per l’anniversario, per il nuovo incarico, per un risultato aziendale: ognuna merita un tono e una frase diversa.
- Mantieni un ritmo umano. Imposta l’automazione per inviare messaggi in modo graduale, non tutti insieme. I software più evoluti lo fanno automaticamente.
- Supervisiona. Prima che parta il messaggio, visualizzalo e — se serve — correggilo. L’intervento umano resta fondamentale.
- Rispondi di persona. Quando arriva una risposta, l’automazione deve fermarsi. Da lì in poi subentra la relazione vera, quella che nessun algoritmo può sostituire.
Perché vale la pena parlarne (e farlo bene)
Automatizzare le congratulazioni o i messaggi di circostanza non è un trucco di marketing, è una strategia di presenza.
Significa non lasciare che il proprio profilo sia solo un curriculum statico, ma un punto di contatto vivo, costante, coerente.
Fatto bene, questo approccio consente di:
- mantenere relazioni attive con centinaia di contatti senza cadere nel “copia-incolla” sterile;
- aumentare la visibilità e la riconoscibilità del proprio brand personale;
- trasformare un gesto di cortesia in un’occasione di dialogo e collaborazione.
Fatto male, invece, genera diffidenza. E quando l’algoritmo percepisce comportamenti sospetti, la penalizzazione arriva in fretta.
La mia visione da consulente
Personalmente, considero l’automazione uno strumento utile ma non neutro: amplifica ciò che già sei.
Se la tua comunicazione è autentica, misurata e coerente, diventerà più efficace.
Se invece è fredda, standardizzata e impersonale, l’automazione renderà tutto ancora più meccanico.
Il punto non è “se” automatizzare, ma quanto lasciar fare alla macchina e quanto mantenere nelle mani (e nella voce) dell’uomo.
La tecnologia può supportare la relazione, ma non potrà mai sostituirla.
Quindi? La mia risposta è un: "Ni!"
L’automazione delle congratulazioni e dei messaggi su LinkedIn può essere un alleato potente, se integrata in una strategia relazionale più ampia.
Serve però competenza tecnica, conoscenza delle policy e soprattutto sensibilità umana.
Se vuoi imparare a:
- impostare un flusso automatico di messaggi su LinkedIn,
- scrivere testi efficaci e autentici,
- integrare questi strumenti nel tuo ecosistema digitale (CRM, newsletter, follow-up),
posso aiutarti a progettare un sistema su misura: umano, scalabile e sicuro.
Perché la vera automazione non toglie tempo alle relazioni, lo restituisce.

